Bianco, leggenda di un monte maledetto

Spiriti maligni, diavoli, geni nefasti. La leggenda che aleggia intorno alla cima regina delle Alpi vuole che nel ventre del Monte Bianco si annidino gironi di creature malefiche che nel corso dei secoli sono state confinate lì da celebri santi. Senza mai trovare pace, proverebbero di continuo a sfondare le pareti della montagna nel tentativo di tornare a dominarla.
Valanghe mortali, crepacci immensi, temperature rigide e insidie d’ogni tipo gli avevano fatto guadagnare il nome di “Mont Maudit” (monte maledetto). Un monte che non si accontentava di mietere vittime, di riversare a valle rocce e ghiacci.
Ma che ad un certo punto, stregato dagli spiriti che lo dominavano, aveva piano piano inghiottito tutto ciò che lo circondava – pascoli, abitati, boschi e creature – con un’immensa coltre di gelo. E questa non è una leggenda: dal 1300 in poi, colate di ghiaccio si estesero del Monte Bianco fino a valle per chilometri e chilometri. Era l’inizio della Piccola Età Glaciale.
Gli abitanti dei villaggi che sorgevano all’ombra dei suoi versanti, terrorizzati, cercavano di sopravvivere e in ogni modo di placare le sue ire. Era gente di cuore, ospitale, generosa. Un popolo, insomma, che era tutto il contrario di quella montagna perfida e dall’aura oscura, che inghiottiva chiunque e qualunque cosa avesse intorno.
Fu forse per questa bontà che la maledizione del Mont Maudit, un bel dì, ebbe fine. Si risolse per merito di buon’anime, di santi celebri, di spiriti benefici, che nei secoli si succedettero nell’abitare o soggiornare ai piedi della montagna.
Personaggi che pian piano indebolirono le forze del male e spianarono la strada ad un potente mago che, sotto le spoglie di un semplice viandante, grazie ad un incantesimo rinchiuse tutte le creature sataniche nel possente torrione del Dente del Gigante, conosciuto storicamente anche con il nome di “Gargantua”.
San Francesco di Sales, vescovo della valle dell’Arve, nel XVII secolo prese ad indicarlo nei suoi scritti con il beneaugurante nome di “Mont Blanc”. Un nome che venne adottato dai cartografi, e poi dagli scrittori, e infine dal sapere popolare. E che alla fine fece scendere davvero un’aura candida su questa maestosa montagna, vero emblema di tutto l’arco alpino.
Ma attenzione. Gli spiriti del male, da lassù, non se ne sono andati per sempre. Sono solo sepolti tra le rocce e le nevi perenni del massiccio. E il loro disperato scalpitare continua a provocare l’aprirsi di gole o la caduta di valanghe sui versanti della montagna.
Fonte: montagna.tv – Autore: Sara Sottocornola



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