SONDRIO
— Altro che Britannia, Scozia o Valencia. Il Santo Graal, la reliquia più cercata della storia, potrebbe essere nascosto fra i massi della Val Codera. A portarcelo, nel VI secolo dopo Cristo, sarebbe stato un sacerdote che, durante durante un viaggio dalla Britannia a Roma per portare il Graal nelle mani del Papa, fu costretto a fermarsi sul Lario per l’invasione dei Longobardi.
Secondo la leggenda, di cui si trova traccia in diverse scritture tra cui il romanzo “L’isola. L’enigmatica storia del Santo Graal sul Lario” di Giovanni Galli, il Santo Graal sarebbe stato custodito per cinque secoli nella chiesa di Aquae Sulis in Britannia, dove sarebbe stato portato da Giuseppe d’Arimatea. Attorno all’anno 500, sotto la minaccia dell’avanzata degli eserciti pagani, i suoi custodi decisero di metterlo al sicuro e di portarlo a Roma nelle mani del Papa.
Il sacerdote che trasportava la reliquia, però, fu costretto a interrompere il viaggio sul Lario a causa dell’invasione dei Longobardi. Il Graal sarebbe rimasto al sicuro sull’isola Comacina – che anticamente portava il nome di Cristopolis – insieme ai Bizantini che resistettero per sei mesi all’assedio. Quando i Longobardi ebbero la meglio e l’Isola Comacina venne ceduta con tutti i suoi tesori, però, il Graal finì nell’Alto Lario.
La leggenda narra che il Santo Graal venne portato a Piona nel 589 e vi rimase fino al 603, adorato in una cappella appositamente eretta per la reliquia. Poi sarebbe stato spostato ancora verso le montagne per sottrarlo alla regina Longobarda Teodolinda che lo voleva alla sua corte. A farlo sarebbe stato uno dei custodi, che Galli nel romanzo chiama Codèro facendo risalire a lui il nome della valle.
Il Graal sarebbe quindi stato portato a Colico e poi all’interno dell’impervia valle che si apre di fronte al lago, la Val Codèra appunto. Giovanni Galli racconta così il luogo in cui il frate avrebbe scelto di nascondere il calice: “Mentre mangiava lasciò vagare distrattamente lo sguardo sulla corona di cime che lo circondava e notò, alto sulla valle, un enorme cubo di roccia posto proprio al termine di una ripida costa oltre la quale pareva stendersi una conca, invisibile dal basso. Il masso, probabilmente staccatosi dalla parete retrostante, appariva ben squadrato come se uno scalpellino sovrumano l’avesse cavato dalla roccia e appoggiato lì in bella vista in attesa di trasportarlo a valle. Era isolato e inconfondibile, facile da riconoscere solo che si fosse arrivati fino al prato dove ora si trovava. Più lo guardava, più Còdero si convinceva che quello era il luogo ideale per nascondere il Sacro Calice senza proseguire oltre”.
E’ la descrizione del Saas Carlasch, uno dei luoghi più suggestivi e panoramici della Valle. Il Graal sarebbe stato nascosto lì, ma quando i frati, su ordine del Papa, tornarono per recuperarlo, trovarono una distesa di massi. Una frana aveva reso irriconoscibile il paesaggio e introvabile il Sacro Graal.
Qui, molti, credono sia ancora disperso il Graal.
Tratto da: montagna.tv – Autore: Sara Sottocornola
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