Due spin off di un ateneo di Losanna realizzano la mappatura tridimensionale del Cervino utilizzando uno stormo di droni volanti.
Non chiamateli aeroplanini
I sofisticati aerei sono stati realizzati da senseFly, una spin off della Scuola Politecnica Federale di Losanna. Dotati di telecamere ad alta definizione ed opportunamente programmati per sorvolare la montagna a sciame, cioè in una formazione ben precisa, i droni sono stati lanciati a mano da un campo base installato a 3.000 metri di quota e dalla sommità della montagna, a 4.478 metri di altitudine. Le immagini così ottenute sono state poi assemblate in un modello 3D da 300 milioni di pixel grazie alle competenze e alle tecnologie messe a disposizione da Computer Vision Lab, un’altra start-up dell’ateneo elvetico.
Questo modello è il più preciso realizzato fino ad oggi: gli occhi elettronici dei droni hanno infatti permesso di mappare dettagli di appena 20 centimetri di grandezza. Sono riusciti insomma a mappare la montagna sasso per sasso, a costi inferiori rispetto all’impiego di satelliti e con una definizione molto più alta rispetto alle tradizionali rilevazioni aeree.
Piccoli e inarrestabili
«L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di dimostrare la capacità dei nostri droni di lavorare in condizioni estreme, ad alte quote e sfidando le turbolenze che si formano nei pressi delle montagne» ha spiegato Henri Seydoux, CEO di Parrot. Non solo: fino od oggi i droni sono stati impiegati con successo per monitorare zone relativamente piccole e pianeggianti. Nessuno di loro si era mai confrontato con un “oggetto” delle dimensioni del Cervino.
Fonte: focus.it | Foto: Immagine ricavata dal video di SenseFly
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