Sorge a 2150 m. presso le rive del piccolo Lago Nero poco a monte del bacino del Truzzo, in ambiente isolato e selvaggio. E’ un rifugio centenario essendo stato edificato nel 1911 ed è dedicato alla memoria di Carlo Piatti ed Emilio Castelli. Il rifugio è chiuso e per accedervi occorre procurarsi le chiavi telefonando ai gestori.Gruppo Montuoso:
Valchiavenna (Italia)
Valle: Val San Giacomo – Val di Lei
DIFFICOLTÀ
T
Itinerario Escursionistico
Itinerario che si svolge su terreni di ogni genere, oppure su evidenti tracce su terreno vario (pascoli, pietraie, detriti), di solito con segnalazioni. Possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua dove, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppa a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Può avere singoli passaggi, o tratti brevi su roccia, non esposti, non faticosi ne impegnativi, grazie alla presenza di attrezzature (cavi, scalette, pioli) che però non richiedono l’uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, ecc). Richiede un certo senso d’orientamento, una certa conoscenza ed e esperienza di ambiente alpino, allenamento alla camminata, calzature ed equipaggiamento adeguati.
ALTRE INFORMAZIONI
Località di partenza: S. Bernardo
Quota di partenza: 1242 m | Dislivello: 1000 m | Tempo di percorrenza: 3 ore
Periodo di Apertura: Richiedere chiavi ai gestori
Posti letto: 16 posti
Gestione: Geronimi Ivo – Prosto di Piuro oppure Geronimi Pierino – Chiavenna
Tel. +39 0343 34540
COME SI RAGGIUNGE
Per raggiungere il rifugio Carlo Emilio, presso il bacino del Truzzo, è necessario seguire il percorso che costituisce la prima tappa del “Trekking Valle Spluga”. La partenza a piedi è fissata appena dopo aver oltrepassato Olmo, e prima di S. Bernardo, un piccolo abitato raggiungibile in automobile tramite una strada asfaltata che si stacca sulla sinistra nei pressi di S.Giacomo Filippo (m.522), a 3 km da Chiavenna, lungo la Strada Statale n.36 dello Spluga. Dopo circa 8 km di ripida salita, incontriamo, sulla sinistra un ampio parcheggio nei pressi dell’edificio di una centrale idroelettrica. Qui lasciamo l’auto e cominciamo la nostra escursione; per gli amanti dei numeri siamo ad un’altezza di m. 1070.
Il sentiero, costeggiando il lato destro della centrale, sale subito ripidissimo, quasi a spezzare il fiato all’escursionista; passa poi un ponte sotto il quale corre il canale che proviene dalla diga; quindi, dopo alcuni minuti, diviene pianeggiante, percorrendo un’ottima quanto ampia mulattiera all’ombra di un fitto bosco. Percorriamo questo dolce tratto di avvicinamento all’estremità della valle del Drogo tenendoci sul versante sinistro orografico della stessa, ascoltando il torrente che scorre più in basso rispetto a noi. Ad un certo punto la nostra mulattiera si divide, nei pressi di un bivio, dove noi prendiamo a sinistra ed uscendo dal bosco incontriamo il piccolo abitato di S. Antonio (m.1250). Rientrati nel bosco, saliamo per breve tratto fino ad immetterci di nuovo in una mulattiera (è il sentiero C25 che proviene dalla località Scanabecco). Subito dopo siamo nel bel mezzo di un secondo abitato noto come Caurga (m.1294), al limite del quale il nostro percorso cambia decisamente aspetto, perchè la pendenza si fa estremamente ripida. Un bellissimo lastricato, infatti, seppur molto agevole, ci fa prendere presto quota grazie a numerosi tornanti, inizialmente nel bel mezzo del bosco e poi via via siamo sempre più esposti al sole, con il bosco che si riduce a pochi alberi isolati. Cominciamo ad incontrare enormi macigni a lato del nostro sentiero, successivamente incontriamo una baita sulla quale un cartello ci dà il benvenuto a “Cor De Lavaz”, località a circa 1750 metri, ove possiamo prendere un attimo fiato nell’ammirare da vicino la morfologia della valle del Drogo e la curiosa località di Lendine, sul versante opposto della valle. Più lontano, invece, cominciamo già a vedere l’abitato di Chiavenna e le maggiori cime della Val Codera e della Bassa Valtellina. Risalendo di nuovo la nostra mulattiera, incontriamo ad un certo punto il luogo destinato ad ospitare gli elicotteri e la struttura ove risiedono probabilmente i custodi della diga (che vengono erroneamente indicati come coloro che possiedono le chiavi del rifugio). Da qui, grazie ad un’ottima ma alquanto faticosa scalinata, arriviamo al muraglione della diga (Bacino del Truzzo) e lo percorriamo interamente, fino a portarci sulla sponda sinistra; siamo a 2088 metri di dislivello. L’ultima fatica consiste nel percorrere a mezzacosta un sentiero che corre sulla sinistra del lago fino ad aggirare, con un tratto un po’ esposto, un promontorio, dietro al quale si nascondono un secondo piccolo laghetto (lago Nero m.2140) ed il rifugio (m.2150). Per accedere all’interno di esso occorre munirsi preventivamente delle chiavi. Il rifugio venne costruito nel 1911, come riporta un’incisione all’entrata principale. Recentemente (1997) è stato ristrutturato il reparto notte (vi sono, con disposizione letti a castello su 4 piani, con 4 materassi per ciascun piano), poi (1999) è stato rifatto il tetto.
Fonte: waltellina.com | Autore: R. Moiola
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