BERGAMO – Chi si arrampica e va in montagna lo dice da sempre: arrampicare è nella natura dei bimbi che si sviluppano e di sicuro fa bene all’agilità del pensiero.
Se la prima affermazione era suffragata da molti dati sulla psicologia infantile, la seconda rischiava di essere un’affermazione per nulla scientifica anzi dettata da qualche partigianeria.
Il Dipartimento di Psicologia dell’Università della Florida del Nord (USA) ci dà motivo di soddisfazione certificando con uno studio scientifico che praticando ad esempio l’arrampicata il nostro cervello rende molto di più, che salire è benefico e che più spesso lo facciamo, anche sul posto di lavoro, meglio è.
I risultati del gruppo di ricerca Dipartimento di Psicologia dimostrano che esercizi fisici che prevedono l’innalzarsi e l’arrampicarsi e le attività fisiche che in generale richiedono una pianificazione e l’uso attivo del senso della direzione di orientamento del proprio corpo (propriocezione), svolti anche nel corso di un breve periodo, producono un grande beneficio a livello della memoria lavorativa, fino ad un aumento del 50%. Si possono ottenere benefici rilevanti su molti settori della nostra vita da essa dipendenti come la memorizzazione di informazioni, ma anche l’elaborazione dinamica delle stesse attraverso il loro monitoraggio e coordinamento.
La propriocezione o cinestesia è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista.
Lo studio del dott. Ross Alloway è stato condotto su un gruppo di soggetti di età compresa tra i 18 ed i 59 anni.
Fonte: montagna.tv – Autore: Redazione di Montagne.tv